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il circolo dei malfattori cambia sede e riprende le attività a settembre per ora leggete il nostro giornale murale

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Giovedì dalle 21:30 3° incontro saperi liberi su Controllo sociale e le sue pratiche urbane

 

Controllo sociale e sue pratiche urbane: da un approccio teorico al caso di via PadovaGli studi sul controllo sociale e sulla sua applicazione nella sfera urbana sono diversi e coprono varie prospettive.

Durante questo incontro verranno affrontate le prospettive di  Dario Melossi, David Garland e Loicq Wacquant, analizzando il contributo che tali autori hanno dato all’elaborazione di un approccio critico al controllo sociale.
Successivamente verrà presentato un recente esempio locale di   tipo normativo: le ordinanze comunali 14 e 15/2010 approvate successivamente agli eventi di Via Padova nel Febbraio 2010 e che instaurarono temporaneamente, in un quartiere specifico, una situazione d’eccezione legale.

2° incontro Liberi Saperi Giovedì 28 Giugno h 21.00

 

 

2° incontro Liberi Saperi  Giovedì 28 Giugno h 21.00 al Circolo dei Malfattori  Günther Anders, LO SGUARDO DALLA TORRE, ne discutiamo con il curatore Devis Colombo

Günther Anders (1902-1992) filosofo tedesco, scrittore, attivista e teorico del movimento antinucleare, è stato uno dei più radicali critici della civiltà tecnologica e della società dei consumi. Con l’avvento di Hitler al potere fu costretto all’esilio per motivi politici e razziali, diventando oppositore di ogni forma di totalitarismo. Non soltanto di quello fascista, a noi più noto, ma anche di ciò che Anders definisce “totalitarismo tecnologico”, a causa del quale gli uomini – asserviti a un sempre più crescente mondo delle macchine che determina la loro esistenza e il loro destino – smarriscono la propria autonomia, perdendo così la capacità di agire attivamente nella società e nella storia.

Suscitarono vivaci polemiche le prese di posizione di Anders contro l’inconcludenza del pacifismo, così come la proposta di fondare lo sciopero dei lavoratori non soltanto sulle rivendicazioni salariali, ma soprattutto sulla finalità e l’eticità dei prodotti che vengono creati. In un mondo in cui non siamo più noi ad andare da lui, ma è al contrario lui – sotto forma d’immagini selezionate e di notizie preconfezionate, dunque un mondo per metà assente e per metà presente che assume perciò il carattere di fantasma – a venire da noi, non possiamo più farne esperienza, siamo allontanati da esso e dai suoi avvenimenti reali, dalla possibilità di esprimere un libero giudizio: ci scopriamo insomma esiliati in una torre talmente lontana che il nostro sguardo fatica a intravedere i lineamenti, le forme e i movimenti di ciò che si svolge sotto di essa. E’ un mondo fantasmagorico che diventa per noi sempre più estraneo e nel quale – venendo meno i confini delle cose reali e la ricchezza delle differenze – avanza il conformismo del pensiero massmediatico e tutto diventa una fabula tanto ideologica quanto falsa. Tuttavia, secondo Anders, resistere a quest’attitudine affabulatoria del potere non è solamente possibile, ma è addirittura un compito prioritario da perseguire con urgenza: opponendo alla sua narrazione mistificatoria, alle sue “favole della menzogna”, le nostre “favole della verità”. Favole che riescano a ritornare alle radici dei rapporti e al fondo dei mutamenti in atto, fino descriverli, a coglierne l’essenza, a metterne a nudo le contraddizioni e a prevederne gli sviluppi, per aprire squarci di emancipazione e di pensiero libero. Che a causa dell’energia atomica l’umanità possa scomparire, che la mostruosità degli effetti dei nostri prodotti e delle nostre azioni superino la nostra capacità di comprensione e di sentirci responsabili – cosicché nuove Auschwitz, nuove Hiroshima e nuove Fukushima possano ripetersi – sono solo alcuni dei fatti che non devono più sfuggirci. Per Anders dunque la letteratura diventa un terreno di lotta sociale e politica: le favole filosofiche raccolte in Lo sguardo dalla torre, con la loro efficacia immaginativa, la loro ironia spiazzante e il loro linguaggio poetico stimolano il lettore a una riflessione critica, lo invitano a prendere una chiara posizione sulle continue trasformazioni in corso e lo esortano a “cambiare il cambiamento” affinché “il mondo non continui a cambiare senza di noi e alla fine non si cambi in un mondo senza di noi”.

Via Torricelli 19 mm2 Romolo – tram 3, 15 – bus 90


Sabato 28 Aprile dalle ore 15 1°incontro saperi liberi antropologia dei movimenti sociali con Amalia Rossi

 

 

 

 

 

 

 

Dalle ore 15 Amalia Rossi
Etnografia e antropologia dei movimenti sociali.

L’analisi di nuovi e vecchi movimenti sociali è stata a lungo
determinata da studi sociologici o politici che spesso non hanno
saputo cogliere aspetti come la specificità e la complessità delle
dinamiche interne ai movimenti e le controverse relazioni di potere
che stanno alla base di diverse forme di mobilitazione
Negli anni più recenti si è potuto constatare come la prospettiva
etnografica, con la sua vicinanza ai singoli attori e l’attenzione
alle micro-pratiche, possa fornire un contributo importante allo
studio delle articolazioni tra mobilitazioni di diversa scala, che
comprendono la dimensione locale e quella transnazionale. L’indagine
etnografica si accosta intimamente agli attivisti, ai volontari, ai
militanti e non di rado partecipa ai movimenti sociali che si impegna
a documentare e spiegare: l’ntropologia dei movimenti,insomma,è spesso
engagè e si impegna nella restituzione storica dei processi di
mutamento sociale caldeggiati “dal basso”, al di fuori o contro gli
apparati istituzionali. Si può quindi osservare come negli ultimi anni
stia prendendo corpo un’antropologia dei movimenti sociali che si
propone come nuova branca dell’antropologia politica e che conosce
oggi un copicuo seguito tra gli studiosi.
Intendo qui proporre un percorso teso ad illustrare, mediante una
breve rassegna di esempi etnografici, come lo studio antropologico
delle soggettività, degli immaginari, delle pratiche di partecipazione
e di resistenza costituisca un nodo cruciale nella comprensione dei
movimenti sociali contemporanei e delle configurazioni politiche
inedite che questi, non di rado, sono in grado di produrre.


Let’s share!!! domenica 25 marzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Collettivo Cinema Inesistente & A.sperimenti presentano

Archivio Cinematografico La Commune

+aperitivo benefit per la cassa di solidarietà NoTav

dalle 14.30 proiezioni, film-sharing, stuzzichini e chiacchiere

PORTATE HARD DISK E CHIAVETTE

per prendere e lasciare, scambiare e contaminare (no virus grazie!), sperimentare ed esperire

@Circolo dei Malfattori, via Torricelli 19, mm2 Romolo, tram 3-15, bus 90-91

Chi verrà, vedrà!

Nato da una pratica di condivisione nel settembre 2011, l’Archivio riunisce circa 800 film in formato digitale, catalogati e ordinati per regista.


Sabato 14 gennaio dalle 21 presentazione del libro le nostre braccia, meticciato e antropologia delle nuove schiavitù

Le nostre braccia

Meticciato e antropologia delle nuove schiavitù

Non esiste una purezza originaria, siamo tutti meticci.

Dalla prefazione di Bruno Barba

Le nostre braccia al lavoro. Le braccia dei migranti che formano le fila dei nuovi schiavi, non sono semplicemente i cardini sui cui poggia il benessere delle società privilegiate. Sono ossa e muscoli di africani, sudamericani, asiatici, sono nervi e cervelli di donne e uomini che viaggiano per cambiare la loro vita. Le barriere vengono aggirate, gli ostacoli rimossi a fatica, gli individui s’incontrano e si mescolano in una babele di lingue e culture. Il meticciato è l’elemento fondamentale per oltrepassare la nozione stessa di identità, la principale minaccia che si contrappone alla riscoperta della ricchezza delle differenze. In un mondo scosso da tensioni epocali, l’impatto di questo fenomeno è crescente, studiarne le dinamiche significa comprendere le crisi e le possibilità della civiltà contemporanea in cui, mai come adesso, è necessario il dialogo, l’apertura allo scambio, l’interazione positiva, il cambiamento.
Attraverso l’analisi antropologica Andrea Staid decostruisce il modello multiculturale caro ai media progressisti (o presunti tali), verificando le proprie tesi in decine di interviste a lavoratori migranti da cui sono stati selezionati ed elaborati i racconti più significativi di muratori, badanti, manovali, contadini e attivisti politici.

http://www.agenziax.it/?pid=56&sid=30