Olvidados è il nome spagnolo dal suono solenne,difficilmente traducibile in italiano, con cui gli spagnoli chiamano i ‘dimenticati’, o meglio sarebbe definirli come i ‘nascosti’, i ‘cancellati’, i ‘rimossi’. Quegli uomini e quelle donne i cui nomi non trovi mai nei libri di storia ,o negli archivi degli istituti più prestigiosi,che rintracci a fatica, o per caso, in qualche fotografia ingiallita,dove stanno sullo sfondo,quasi fuori dall’inquadratura,sempre lontani da quelli che contano, o irrompono, loro malgrado, in qualche nota di libri scritti per tutt’altro motivo.
Uomini e donne sopravvissuti per decenni , praticamente soltanto nei personali ricordi dei pochi ancora in vita che un tempo li conobbero, e che, per nostra fortuna, sono sempre fermamente convinti che se essi non fossero esistiti, il mondo sarebbe un posto ancora peggiore di quanto già oggi non sia.
Uomini e donne sempre definiti dai loro compagni ‘ufficiali’ come: “sognatori”, “utopisti” o “poeti”, o magari “avventurieri”, parole che soltanto nel paese del più vieto conformismo,quale oggi è l’Italia; vengono pronunciate con tanto ed evidente fastidio.
Uomini e donne che compirono l’imperdonabile errore di dire quello che pensavano e di fare quello
che dicevano, e che errore ancora più grande, volevano vivere da liberi qui ed ora,senza aspettare i
tempi ragionevoli della storia. Che per questo motivo patirono le più cocenti delle delusioni, le sconfitte più devastanti e a cui, ironia della sorte,soltanto gli archivi delle tante polizie che li perseguitarono e li mandarono a morte, rendono un involontario e postumo omaggio.
Questo libro parla di loro, degli ‘olvidados’ della Barcellona degli anni venti,che spesero le loro vite per rimuovere tutto ciò che ostacolava la costruzione , che si andava facendo, di una società di liberi e di uguali.