VENERDI 22 GENNAIO ORE 21 CON SABATINO CATAPANO
PRESENTEREMO IL SUO ULTIMO LIBRO "IL SOPRAVVISSUTO"
SEGUIRà DIBATTITO ANTIPSICHIATRICO.
SARà PRESENTE L’AUTORE.
“Quando la dignità diventa follia” è un medio-metraggio, che ha come
tema le vicissitudini giudiziarie di Sabatino Catapano, costretto per
15 anni ad internamenti penitenziari e manicomiali. Sabatino ha appena
finito di scrivere un libro autobiografico “Il sopravissuto”. Il suo
calvario giudiziario è cominciato con un’accusa falsa e infamante, che
lo ha portato a subire i più biechi soprusi, fino ad arrivare ad una
vera e propria persecuzione dal momento in cui il suo spirito
libertario ha continuato a gridare giustizia e libertà.
Dalla ferocia dei secondini dei vari penitenziari in cui Sabatino
è stato recluso, si passa al sadismo di quelli del manicomio
giudiziario di Aversa, nel quale il nostro è stato internato in due
occasioni.
Il racconto di Sabatino rappresenta un manifesto in difesa della
libertà, avvincente e commovente ma soprattutto costruttivo nella
testimonianza di quanto la forza dell’ideale possa aiutare ogni donna e
uomo a superare i momenti più tristi e atroci.
In questa storia emerge la forza dirompente di un animo ribelle,
che, di fronte al sopruso e al dolore, prende coscienza e trasforma il
suo individuale grido di libertà in una lotta universale, per affermare
il diritto all’uguaglianza e alla giustizia come principi ineluttabili
per ogni uomo e donna.
La dignità diventa mezzo di sopravvivenza nella vita di Sabatino e
per sopravvivere bisogna resistere con tutte le proprie forze, certi
dell’amore dei familiari e della solidarietà di compagne e compagni.
Il grido di libertà spaventa il potere, che impugna l’arma
spietata e impersonale della legge perpiegare chi osa ribellarsi
all’ordine – perverso – costituito. Come macchina schiacciasassi
calpesta e umilia diritti e sentimenti, fino a violare la più profonda
intimità.
Prima la crudeltà del sistema carcerario, poi il sadismo
dell’istituzione manicomiale non sono riusciti, in quindici lunghi
anni, ad assopire il desiderio di libertà in Sabatino e tantomeno ad
annichilire la sua gioia di vivere e la sua voglia di partecipare alle
battaglie in difesa dei maltrattati e degli umiliati dall’arroganza del
potere. Al contrario, proprio queste tristi esperienze hanno alimentato
la fiamma dell’ideale e fatto emergere tutta l’essenza di un animo
libertario.
Commuove la lucida analisi che Sabatino propone nel suo
italo-napoletano, e raggiunge punte di sottile indagine psicologica
quando descrive la deriva sadica, maniacale, deviata a cui giungono
direttori e secondini, mettendo in atto loro stessi quelle pratiche e
quei comportamenti che lo stato afferma di voler correggere o
sopprimere attraverso la detenzione. Dalla commozione si passa
all’orrore, nei passaggi che trattano la violenza fisica e psichica
perpetrata contro corpi inermi e menti ottenebrate.
Salta alla mente un’ideale vicinanza tra le vicende narrate e le
parole di B. Brecht, quando sosteneva che per valutare il livello di
civiltà di un paese, occorrerebbe visitare le sue carceri.
L’esperienza di Sabatino può essere un fulgido esempio di quanto
impotenti siano i metodi repressivi e reclusivi che i governi adottano
per mettere a tacere il dissenso e la diversità, a favore di una
omologazione mortificante.
Sabatino rappresenta la vita, che, come un fiume, scorre impetuosa
e inarrestabile, aprendosi imprevisti varchi esistenziali,
acquietandosi poi ad ascoltare le parole dell’amore.